“Ho votato a favore” dell’embargo totale di gas e petrolio russi, “ma non possiamo decretare un stop da un giorno all’altro, perché rischieremmo di produrre problemi aggiuntivi all’industria”. Maria da Graça Carvalho non torna indietro, però chiarisce il significato del voto storico del Parlamento europeo che, in risposta all’aggressione russa in Ucraina, ha visto l’Aula chiedere di smetterla di acquistare energia presso il Cremlino. L’europarlamentare portoghese del Ppe, membro della commissione Industria, fa un breve punto della situazione politica, industriale e sostenibile, nell’intervista concessa a GEA.
Onorevole, la guerra in Ucraina e le sue ripercussioni mettono a rischio il Green Deal europeo?
“Crediamo di no. Anzi, è nostra convinzione che il Green Deal e la transizione sostenibile continuino ad essere una priorità, non solo da un punto di vista di sostenibilità ma soprattutto da un punto di vista di sicurezza energetica. Semmai quello su cui occorre discutere è come sostenere industria e società civile, stressate per il rincaro dei prezzi e l’interruzione delle catene di approvvigionamento. Dobbiamo aiutare di più”.
Come?
“Riducendo i procedimenti burocratici e autorizzativi, garantendo iter legislativi più snelli. Dobbiamo alleviare l’onere amministrativo per poter aiutare di più, questo è quello che possiamo fare come politica”.
Il Parlamento ha chiesto un embargo totale a carbone, petrolio e gas russi, ma il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia sostiene che l’Ue non se lo possa permettere. Condivide?
“È vero specialmente per il gas. Per quanto riguarda carbone e petrolio è più facile diversificare, mentre per quanto riguarda il gas è più difficile. In alcuni Stati membri abbiamo terminal per il gas naturale liquefatto, in altri no. Ma il vero punto è che quando parliamo di gas non parliamo solo di famiglie, di riscaldamenti o elettrodomestici. La nostra industria è fortemente dipendente dal gas, e le serve tempo per adattarsi. Quando ascolto il mondo delle imprese, mi rendo conto delle difficoltà”.
L’Ue ora punta molto sul gas naturale liquefatto, ma gli accordi con gli Stati Uniti non rischiano di andare contro gli impegni per il clima? Il GNL americano va trasportato via nave, e le navi usano cherosene inquinante ad elevate emissioni di CO2…
“È così. Ma dobbiamo considerare l’intero percorso. Ogni nuovo investimento deve sempre guardare al futuro, e così deve essere sempre. In questo caso i terminal di rigassificazione devono essere pronti anche per l’idrogeno”.